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Ore 18.00: E' arrivato ieri nel pomeriggio coperto da un fiocco l'intruso. Accompagnava Jule tra sbarre di dita l'inanimato infante del bosco. Accennava azzardati sorrisi nell'esibire quel dono modesto ma già immaginava un coro di risa in salotto. Irine l' ha strappato dalla protezione di carta ridendo. Diventava "la strega" allargando la bocca. Nessuno l'amava e non lo sapeva. Se solo le avessi portato in coscienza quel sentimento sottratto sarebbe fuggita. Stupida femmina priva di garbo.
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Ore 22.45: Da un gesto di rabbia è caduto e io l'ho raccolto. Sembrava un mio probabile figlio quel bambi che assaggiava il tappeto. Maestosa fragilità da stuprare.
Ho deciso sarebbe diventato l'animale di casa.
Ho deciso sarebbe diventato un toccante figlio acquisito.
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Ho apparecchiato in giardino disponendo cristalli la notte a venire. La notte a venire aveva quel suono da parto accompagnato dalla visione. Scendevo le scale con il figlio di pezza in mezzo al mio corpo. Lo tenevo legato al mio centro con disperazione. Se qualcuno mi avesse veduta stringere l'infante del bosco sfidando il gelo dell'aria forse avrebbe gridato pensandomi pazza. E pazza lo ero. Uscivo dalla memoria per possederne i contorni e deformarne il confine. Per mutarne la forma ammorbidendone il tratto.
Creavo nuove memorie da riempire dove essere madre di un bambi caduto. Sentivo il tremore dell'animaletto nel palmo e l'amavo. Per sentirmi ora madre d'inesatta dolcezza.
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