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Ero dentro a un cigno.
Si distillava il pomeriggio tra le foglie.
Di sottile piumoso scudo quelle piume a ricoprire l'angolo del mio corpo di cristallo.
"Sono ormai la segregata in attesa del giudizio universale".
Questo disegnavo nel silenzio.
Quella frase.
Dentro a un cigno tra le piume si effettuava la non danza dell'ostile quando un demone ha bussato alla mia porta. Non ricordo la dinamica effettiva.
La dissolta protezione.
Lei che entrava decomposta con le mani già nel sangue.
La virtuosità del grido di battaglia sulle braccia.
Maestosa strega con il muso più rugoso di uno zombi.
Lei colpiva la mia testa senza farmi respirare.
Lei colpiva per rimuovermi la vita.
Colpi contro quel mio corpo quasi fosse di metallo.
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Chiedo a Dio una capovolta assoluzione.
Per quella donna danneggiata dalla rabbia chiedo a Dio di privarla di ogni gioia.
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