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Ricordo che ero piccola e respiravo.
Mia madre diceva di essere folle per l'aver partorito quel mostro che ero.
Le rispondevo ballando sulle coperte nel giorno dell'illuminazione.
C'era luce che divideva il mio sguardo e non la vedevo piegata nell'imprecazione. Quando parlo di mia madre non parlo di lei ma della vita.
Di ciò che succede per ritrovarti dove sei capitata.
Quel gesto sconsiderato che porta con gli altri nell'aria.
Lei, quella vera è stata a dir poco impeccabile. xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxUna criminale inconsapevole.
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Sono uscita nel vicolo che assomiglia alla nascita.
Appostata all'inizio per guardarne da lontano l'uscita.
Sembrava un grembo di mura.
Protetta in penombra seguivo quei coraggiosi passanti nell'attraversamento.
Venivano colpiti dal sole.
Buttati nel cielo.
A loro insaputa assistevo al parto che l'ultimo passo verso l'esterno mi offriva.
Continue nascite verso la fine di quelle mura.
C'era una signora reclina.
La schiena ricurva come una pianta caduta.
Camminava per inoltrarsi nella vita.
Poi si fermava.
Tornava indietro, mi riguardava dov'ero.
Quasi temesse uno scherzo inaudito.
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