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Isabella Santacroce - Il Diario di Claudine |
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Pagina 38
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Era cosa d'autunno le foglie nel panico che avevo.
Le raccoglievo d'iridi sconnesse dall'oblio.
Credo di essere morte dalla nascita.
Quella fine dall'inizio.
Può la carne che indosso come un abito farmi respirare.
Mangiami il respiro.
Questo ho chiesto all'amante sequestrato.
Quello che ho avvolto nelle mie lenzuola.
Un lusso fecondo l'inseminazione per noia.
Mi cercavo gravida nel futuro.
Esortavo all'accoppiamento l'ospite maschile.
Possedeva il contrario del mio corpo.
Forme da far combaciare.
Dammi vita.
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Il sole rimane immobile nella sua noia.
Se solo pensasse almeno un attimo alla presenza cui è costretto.
Fuggirebbe cercando di rinascere magari con un volto in ombra.
Fin da piccola sognavo di diventare un passante.
Guardavo dalla finestra il movimento delle sagome in cappotto nell'inverno.
Sembravano protette dall'essere in vita. Sembravano spessori meccanici per strada.
Io mi abbraccio a uno di loro in questo pomeriggio tramontato nell'avorio.
Scopro quanto ho già fatto sofferenza quell'amore.
Le dinamiche ossessive del morboso non volersi tormentata.
Jim ho creduto non finissi ma è riuscito il solo sonno a terminarti.
Ciò che ora mi spaventa è pensarti con un sentimento differente.
Dell'amore ha solo il dolore.
Del dolore ha tutto.
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