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Ho telefonato a mia madre con in bocca una peonia.
I petali si muovevano sotto il palato. Sbocciavano petali incidendomi la gola. Un giardino da distruggere.
Soffocavo le parole perché sembrassero meno vere.
Mi volevo in recita. Dimezzata nel fascino che l'autentico sa dare. Volevo dirle dell'amore che sentivo per quell'uomo inverosimile. Volevo dirle "sembra uscito da una favola".
Germogliava sulle labbra l'edera.
Rampicante ruba baci.
Ha risposto con il sonno sdraiato sulla lingua.
Una diva sull'ultimo set della sua vita.
Non credevo di riuscirci.
Le ho detto "credo sia quell'amore conosciuto nel sogno fatto insieme." Le ho detto "ti ricordi mamma era sulla sabbia tra i nostri corpi addormentati" Credevo di non esserci. "Al risveglio ci siamo raccontate che arrivava tutto identico, stesso uomo dal sorriso quasi inciso."
Nella casa lei ascoltava.
Voce rauca di mattina.
Avrei voluto averla accanto per dividere la gioia.
Lei piangeva.
Quelle lacrime.
Quel frastuono melodrammatico di singhiozzo che precipita.
Ha risposto nascondendosi.
Ha sussurrato "Tu sei la mia piccola. Da lontano ti ho cercata in questi giorni. Voglio guardarti così. In lontananza Claudine. Voglio tu sia il mio orizzonte."
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Mi vedrai di ritorno da quel viaggio.
Avevi detto che durava poco questa attesa.
Sei partito per raggiungermi.
Mi chiedo se ti cerco così tanto per perderti.
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