‘Il Gladiatore’, ‘Quelli che lo smoking’, ‘Italiani’, ‘Tacchi a Spillo’, ‘Chiambretti c’è’, ‘L’Assemblea’… l’elenco dei programmi che, a causa dei bassi ascolti, cambiano fascia oraria o vengono cancellati sembra interminabile. La TV è in crisi: secondo i dati Auditel, il bacino d'utenza televisivo in questi mesi è crollato di un milione/un milione e mezzo di utenti.
Da qui la proposta degli investitori pubblicitari: i divi che fanno flop, e che deludono le aspettative di gradimento di sponsor e manager televisivi, dovrebbero ritirarsi dalla TV per almeno un anno.
È questo il risultato di un referendum, promosso dalla rivista specializzata ’Marketing e tv’, che ha coinvolto cento media planner, ossia coloro che scelgono gli spazi pubblicitari all’interno dei quali collocare i vari spot.
Il 78% degli intervistati ritiene che i conduttori debbano pagare di persona per il calo d'ascolto rinunciando a emolumenti e diritti d'autore. Il 95% propone di far uscire di scena per un anno chi fa flop, in quanto un'immagine bruciata con un insuccesso condiziona negativamente il brand di una rete e di un gruppo televisivo. Per il 66% degli operatori, le reti televisive dovrebbero tenere conto dei soldi che le aziende hanno perso pianificando in trasmissioni che non hanno raggiunto gli obiettivi d'ascolto. Infine, il 43% afferma che i divi sotto accusa dovrebbero rinunciare a fare pubblicità per qualsiasi prodotto poichè gli insuccessi ne hanno rovinato l’immagine.
Tempi duri, quindi, per i conduttori televisivi, ma non solo...
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