Domenico Bois è un bell’uomo, un quarantenne (quarantunenne) un po’ rinsecchito e ‘rammendato’, che campa lungo la coda dell’occhio del mondo. La sua ‘fidanzata’, Bella, è una ragazza della media borghesia, con una famiglia quasi regolare (in più una nonna tenace, truccatissima e con una pettinatura alta ventisette centimetri, un vero capitano d’industria) e tanti amici che vivono con lei, studenti un po’ strafatti, un po’ bohémien.
In questo giro Domenico Bois (che quando sorride assomiglia perfino un po’ a Paul Newman) è tollerato, quasi rispettato, quasi amato. Proprio lui, un essere periferico della metropoli, un piccolo sabotatore del sistema normale di vita, sovrastato ormai dall’iguana degli impasticcati, un’iguana secca, lenta, ma mortale.
Attorno il Bronx torinese, Rafé, Donlurio, la gente del bar, Washington, il rapper di collina, Katia Ferrua e la sua coinquilina cinese, spacciatori, marocchini, camionisti. E il vuoto, che si sistema dentro come un’incudine incorporea. C’è un mondo così, dice l’autore, Marco Drago trentaquattrenne, piemontese. E forse è il mondo più mondo che c’è.
Marco Drago
Domenica sera
Feltrinelli
200 lire 25.000
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